giovedi 11 febbraio
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a cura dell’Infido Infoshop dalle ore 19,30 aperitivo e presentazione del libro
di Vandana Shiva – a cura di Laura Corradi – Odradek Edizioni
intervengono: Laura Corradi, Ambra Pirri (giornalista e scrittrice), Giuseppe Barbera (docente di colture arboree),
Piero Pagliani (filosofo, collaboratore dell’Università di Calcutta),
Vandana Shiva (Dehra Dun, 1952)
Fisica di formazione, è conosciuta nel mondo come scienziata ambientalista.
Nel 1993 vince con Ralf Nader il premio Nobel alternativo per la pace
come presidente dell’International Forum On Globalization. Attiva
contro contro il neoliberismo, ha scritto molti libri, tradotti anche
in italiano, tra cui: Sopravvivere allo sviluppo 1990, Monoculture
della mente 1995, Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi
locali 1999, Vacche sacre e mucche pazze 2001, Le guerre dell’acqua
2004, India spezzata 2008.
Dirige la Res and Ecology e il progetto per la biodiversità, Navdanya.
Laura Corradi (Milano, 1960)
Insegna ‘Sociologia della Salute e dell’Ambiente’ e ‘Studi di Genere’ all’Università della Calabria.
Ha pubblicato diversi testi tra cui: Il tempo rovesciato, Il rischio
dell’amore, Le città just-in-time, Nuove Amazzoni, Sociologia e
Globalizzazione, Salute e Ambiente.
Il libro (dalla quarta di copertina):
libro parla dei costi ecologici ed umani del neoliberismo, del suicidio
di decine di migliaia di contadini, ed è la sintesi di più sforzi di
ricerca, studi indipendenti, inchieste sindacali, dati ufficiali e
fonti giornalistiche, risultato di un impegno della Research Foundation
on Science, Technology and Ecology (Rfste), diretta da Vandana Shiva.
Quattro attori sul palcoscenico: stato, banche, multinazionali e
contadini avvolti in una spirale – letale per questi ultimi.
Le
multinazionali con le loro diramazioni a livello locale, si sono
garantite una distribuzione capillare di sementi ibride transgeniche, e
tirano le fila del prestito ad usura.
L’agricoltura industrializzata diviene una economia della guerra delle
multinazionali contro i contadini: l’esistenza di brevetti sulle
sementi implica un controllo sociale che solo uno stato di polizia può
assicurare, e dove i contadini diventano i criminali.
Proprio le sementi Ogm stabiliscono un limite – e un crinale di rischio
– imposto dal capitale all’intera umanità, non soltanto agli
agricoltori che si ritrovano a coltivarle.
Con gli Ogm, infatti, la logica implacabile del profitto spezza la
riproduzione stessa della vita per consegnarne le chiavi all’industria
capitalistica. Ovvero ai suoi successi, ai suoi fallimenti, alle sue
crisi finanziarie.
Queste sementi non si riproducono con la coltivazione. Bisogna produrle
in fabbrica. Un prodotto bioingegneristico sbagliato o un crunch
creditizio potranno dunque interrompere in qualsiasi momento il ciclo
riproduttivo ormai de-naturalizzato e consegnarci una carestia
direttamente proporzionale all’espansione raggiunta dalle coltivazioni
Ogm.
Il suicidio di massa dei contadini indiani anticipa perciò in qualche
misura questa corsa al suicidio dell’umanità consegnata mani e piedi al
modo di produzione capitalistico e interroga ultimativamente la cultura
dell’Occidente.
Il suicidio è segno di insuccesso della società: indica il fallimento
di un sistema basato sull’egoismo, un modo di produzione della
ricchezza che antepone il profitto di pochi al benessere generale.
il video:
"La grazia e la violenza" è basato su un’intervista a Mahasweta Devi
(candidata indiana al Nobel per la Pace) conversazione commentata dalle
drammatiche immagini del conflitto nel Bengala Occidentale (India): una
lotta drammatica dei contadini di Singur e Nandigram contro i progetti
di esproprio dei loro terreni per far posto a multinazionali indiane e
straniere, che ha visto episodi raccapriccianti e veri e propri
massacri totalmente ignorati dai media.