DUBASS sound SYSTEM
ven 14 naggio 2010: DUBASS AND DUBBLETRACK
presentano CHANNEL ONE SOUND SYSTEM from uk @FORTE PRENESTINO -ROMA-
C.S.O.A Forte Prenestino-via Federico Delpino-100Celle
ven 14 naggio 2010: DUBASS AND DUBBLETRACK
presentano CHANNEL ONE SOUND SYSTEM from uk @FORTE PRENESTINO -ROMA-
In fondo (all’articolo) siamo d’accordo:
scrivere minchiate su Il Giornale ?
" In ogni caso, è sempre
meglio che lavorare."(cliccaci)
sabato 24 aprile
Csoa forte prenestino e
RAM – Rete Antifascista Metropolitana presentano
LE FONTI DELLA RIBELLIONE
Il popolo NO TAV, l’acqua libera e chi combatte contro le
nocività, per dissetarsi alle sorgenti delle Nuove Resistenze.
dalle 18.00: letture – dialoghi – visioni – suoni
alle 22.30 proiezione del documentario: Il Cartun
d’le Ribelliun (Italia, 2008, 85′) "Da Venaus a Roma a passo
d’uomo"
alle 24.00 nel pub "12detutto": Francesco De Carlo in ECCESSIVA
LOQUACITA’
Sara’ possibile firmare per il referendum contro la
privatizzazione dell’acqua pubblica
letture – dialoghi – visioni – suoni dalle h18:00
intervengono:
prof. Claudio Cancelli (ex docente Politecnico di Torino)
Luca Ferrero (Movimento NOTAV)
Valentina Cancelli (Assessore alla cultura del comune di
Villar Focchiardo)
Vincenzo Miliucci (Coordinamento anti-nucleare del Lazio)
Marco Filippeti (Rete noturbogas Aprilia)
Coordinamento romano acqua pubblica
alle 22:30 proiezione del documentario:
Il Cartun d’le Ribelliun (Italia, 2008,
85′)
"Da Venaus a Roma a passo d’uomo" di Adonella Marena (sarà
presente l’autrice)
alle 24:00 nel pub "12detutto":
Francesco De Carlo in
Eccessiva loquacità
il lato comico della satira
Un monologo dissacrante e divertente come un dito in un
occhio per chi non vuole ridere a occhi aperti.
A solleticare il palato aperitivo Antifa a cura della RAM
Con "Le fonti della ribellione" si conclude il primo ciclo
di iniziative organizzate dalla Rete Antifascista Metropolitana
dedicate
alle Nuove Resistenze.
L’incontro di Sabato 24 Aprile al Forte Prenestino è
dedicato al fenomeno dei comitati territoriali che negli ultimi anni
sono fioriti in tutta Italia. Cittadine e cittadini che affrontano con
passione temi vitali legati allo sfruttamento dei territori che si
riflettono inevitabilmente nei sistemi macro-economici e sociali.
Saranno presenti i comitati NO TAV della Valle di Susa, il
cui continuo lavorìo è uno degli esempi più concreti di opposizione
alle logiche di sfruttamento dell’ecosistema a danno della
cittadinanza. Un esperimento di partecipazione dal basso che ha
ispirato molte altre realtà, combinando nel proprio intervento
l’ampissima condivisione dei saperi all’ incisività dell’azione
diretta.
Le loro testimonianze aiuteranno a capire meglio le radici
della ribellione e offriranno una lettura in prima persona degli ultimi
eventi della Valle, regolarmente distorti dai media ufficiali. Ad
arricchire la discussione parteciperanno diverse realtà: i comitati
impegnati nella battaglia per l’acqua pubblica, un movimento
trasversale in crescente ascesa che, al pari di altre realtà,
restituisce dignità al "fare politica"; il coordinamento antinucleare
del Lazio, in prima fila contro l’ipotesi che vede la nostra regione
candidata ad ospitare una delle nuove centrali nucleari; il comitato
contro la turbogas di Aprilia, un movimento che da anni è la voce della
volontà popolare contro una "grande opera" che rischia di devastare
quel territorio.
Il contesto in cui si trovano ad operare questi movimenti è
quello della messa a valore, da parte dei potentati economici, del
territorio come risorsa produttiva da utilizare per generare un
profitto. Le popolazioni locali invece ribadiscono il carattere di
"bene comune" sia del territorio fisicamente intese sia delle mille
relazioni sociali, culturali, produttive che il territorio stesso
esprime e che in quanto tali vanno salveguardate e sviluppate al di
fuori di ogni logica di mercato.
D’altra parte vediamo invece, per giustificare le grandi
opere, il continuo utilizzo del concetto di "emergenza" con cui
giustificare provvedimenti normativi di natura autoritaria che
disegnano sempre nuovi "stati di eccezione" che aprono la strada alla
possibile militarizzazione dei territori, alla criminalizzazione del
dissenso e alla riduzione del conflitto territoriale a problema di
ordine pubblico. Si veda l’intenzione sbandierata dal governo di non
voler tenere conto del parere sia delle
popolazioni, sia degli stessi enti locali, per quanto
riguarda la localizzazione dei nuovi siti nucleari.
Anche questo evento, come i precedenti dello stesso ciclo,
contribuisce al lavoro di tessitura relazionale e politica per dare
rilievo alla “lunga marcia” che le Nuove Resistenze hanno
intrapreso.
Un percorso di riflessione ed analisi per fornire nuove
letture di una “Festa della Liberazione” non limitata alla
commemorazione, ma calata nelle lotte sociali, innervata nel presente.
Raccontare la crisi comincia da uno sguardo.
Contest di fotografia dedicato ad Antonio Salerno Piccinino
*
Ora c’è un solo libro del mondo: la crisi. Crack, collasso del
sistema, recessione globale, capitalismo selvaggio, globalizzazione,
mercati finanziari, speculazioni, privatizzazioni e ancora
disoccupazione, licenziamenti, cassa integrazione. Ma davvero la causa
di questo tracollo economico sono stati il fallimento dei famosi mutui
subprime americani sulla casa e gli investimenti rischiosi delle banche
che hanno creato un esercito di manager banditi?
Le parole sembrano rincorrersi per cercare di descrivere la navicella
che sta affondando. Freddi numeri e cicliche statistiche si impongono
nella comunicazione pubblica. Dietro ci sono storie di vita di uomini e
donne sfrattati, licenziati, precarizzati che a volte per farsi
ascoltare devono salire sui tetti. Le città si trasformano, le agenzie
del lotto si riempiono, le aziende chiudono. C’è chi grida all’ottimismo
come psicofarmaco e chi combatte la solitudine collettiva giocando a
win for life sognando una rendita fortuita.
La crisi sta diventando la nuova narrazione del potere?
Ma adesso, ora, qui, come la raccontiamo noi?, quali immagini, quali
sguardi di occhi visionari, quali interpretazioni possono riuscire a
dipingere quello che sta accadendo?
Antonio era in nero. Il suo lavoro era quello di corriere addetto ai
ritiri presso gli ambulatori veterinari, percorreva sulle strade di Roma
130Km al giorno. 14 ritiri al giorno, 3 euro per ogni ritiro in città, 5
euro per ogni ritiro oltre il Grande Raccordo Anulare e 6 euro per ogni
ritiro nella zona mare comprendente Ostia, Torvajanica e Fiumicino.
E’ Indispensabile andare veloce perché l’equazione è semplice:
aumentare il numero di ritiri per aumentare la propria busta paga.
E’ così che è morto Antonio. Ma Antonio non era affatto il suo
lavoro, anzi. Era un ragazzo pieno di vita e di sogni. Antonio era un
ragazzo di ventinove anni consapevole dei meccanismi di sfruttamento che
era costretto a subire, era un precario che lottava quotidianemente
contro la precarietà del lavoro e della vita. Il giorno in cui è morto,
quel 17 Gennaio del 2006, Antonio Salerno Piccinino
stava lavorando e faceva una consegna straordinaria, un favore personale
ad uno dei suoi dirigenti, un viaggio fino ad Ostia improvvisato
probabilmente per la voglia di dimostrare affidabilità.
Antonio è morto perchè andava troppo veloce a causa dei ritmi
inarrestabili e delle pressioni emotive costanti che ci vogliono
disponibili, sorridenti e veloci, sempre.
OCCHI ROSSI e il “Comitato
no morti sul lavoro” propongono un Contest di
Fotografia sul vasto tema del clima di crisi che stiamo tutti
attraversando per rifletterlo con un linguaggio fotografico.
Il Contest è dedicato alla memoria di Antonio Salerno
Piccinino*.
Il materiale fotografico raccolto servirà a produrre:
Clicca sul banner e vai al sito
Letture, dialoghi, visioni e suoni
dalle h 18.00
– presentazione del libro:
Potere Assoluto, la Protezione
Civile ai tempi di Bertolaso
– di Manuele Bonaccorsi
– anticipazione del video
"Comando e Controllo"
di Alberto Puliafito [IKProduzioni]
– proiezione del video
"il popolo delle carriole"
di Luca Cococcetta
intervengono:
Antonello Ciccozzi, Ettore Di Cesare, Andrea Russo
[Action30], Alfonso De Vito [Comitati Chiaiano], Brigate della
Solidarietà Attiva, 3e32, Epicentro Solidale, R.A.M.
– presentazione del cd autoprodotto da ZRK e 3e32
VOCI DAL CRATERE
[post earthquake hip hop compilation]
a solleticare il palato un ricco "Aperitivo
Antisismico" a cura di ES
Live! dalle h 22
ZRK zona rossa crew (L’Aquila)
Anonima Krew
(L’Aquila)
FUOSSERA (Napoli)
Parole nude e crude, la verità di una realtà difficile senza
mezzi
termini, beat forti per arrivare fin dentro agli animi più
duri.
http://www.autistici.org/ram http://www.epicentrosolidale.org/ http://www.3e32.com/ http://www.action30.it/blog/ http://www.diariodallabruzzo.org/ http://www.libreriaflexi.it/potere-assoluto-di-manuele-bonaccorsi http://www.ikproduzioni.it/ http://www.lucacococcetta.it http://www.myspace.com/stespa http://www.myspace.com/anonimacrew http://www.myspace.com/fuossera
I Sabot sono in due: Hilary alla batteria e Christopher al basso.
Suonano uno stralunato punk-progressive giocato su tempi dispari, riff
sbilenchi, basso graffiante e batteria giocherellona
come un ipotetico
mix di Dysrhythmia, Primus, Minutemen ma che risulta solo "alla
Sabot".
Non siamo dalle parti dei power-duo alla Lightning Bolt, Hella e
altre band nervose e irruenti del genere,
ma come un band jazz-core
virata "riff" tendente a mandarti fuori sincrono al primo momento di
"orecchiabilità". "…lo hanno chiamato hardcore jazz, hard jazz,
bass’n’drums, jazzcore, punk’n’bass, scervellandosi in tutti i modi
per
catalogare un genere musicale che non potrà mai esserlo.
E’
l’esperienza di due giovani californiani che cominciarono più di 20 anni
fa con l’hardcore nelle vene
e l’anarchismo in testa, due grandi
musicisti che con solo basso e batteria richiamano le sinuosità jazz,
la
potenza dell’industriale, gli stacchi del punk, la velocità
dell’hardcore.
Due persone che, lasciata la loro crassa America si sono
da un decennio stabilite nella Rep. Ceca, a Tabor,
dove da anni
lavorano ad un centro (magnifico, in mezzo al bosco) che hanno
ristrutturato
in cui svolgere ogni tipo di attività non convenzionale.
Il progetto C.E.S.T.A. ogni anno svolge un festival tematico dei generi
più diversi, dall’esistenziale al sessuale,
aperto ad ogni forma di
espressione artistica. Per sostenere questo progetto, nonchè per loro
piacere personale,
i Sabot ogni anno svolgono un tour che da sempre si
dipana dall’Est più estremo all’Ovest, dalla Lettonia ai Paesi Baschi,
dall’Austria alla Cina…
Quasi cinque mesi di tour ogni anno, più di
10 cd autoprodotti, un book per festeggiare i 10 anni
con un cd di
cover di brani famosi…", ed ora un nuovo cd e un film documentario sul
loro tour in Cina,
ma soprattutto il loro XX°mo tour. La loro musica si
basa interamente sull’apporto della batteria e del basso effettato:
il
risultato è un genere che si muove con disinvoltura fra il punk, il
grindcore, il funk, il free jazz, rifuggendo ogni tentativo di
classificazione.
Se è possibile fare un paragone, il più immediato è
quello con i Naked City di John Zorn,
che hanno infiammato la scena
newyorkese dei primi anni ‘80.
Tecnica e potenza, tempi dispari,
sincopi e stacchi brutali: la musica dei Sabot è un gioco di incastri
e
costruzioni matematicamente perfette e, allo stesso tempo, un vorticoso
turbine adrenalinico.
STASERA DALLE 22,30 A FORTE PRENESTINO C.S.O.A. ROMA
18 MARZO AL PUB 12 DE TUTTO
0RE 19 (circa)
presentazione del numero ventuno di Zapruder
rivista di storia della conflittualità sociale.
RITORNO AL FUTURO
movimenti, culture e attivismo negli anni '80
intervengono:
Beppe de Sario (curatore del numero), Federica Paoli (tra le autrici),
Giuliano Santoro (Carta), Duka, Franzisko
CLICCA SUL MANIFESTO PER IL PROGRAMMA
Verità per Stefano Cucchi
“Finora
siamo stati in silenzio, ora non possiamo più tollerare questa
situazione. Non abbiamo parole per quanto sta accadendo, sono fatti
gravissimi che ci portano a non capire che cosa stiano facendo i
consulenti medici nominati dalla Procura. Trapelano da loro informazioni su improbabili e ridicoli referti secondo i quali una frattura sarebbe una malformazione e l’altra pregressa. Ora ci viene riferito dai
nostri consulenti dell’esistenza di nuove lastre del
Fatebenefratelli, che documenterebbero la frattura coccigea, oltre a
quella di L3. Non occorre essere professori per accorgersi della loro
esistenza. I medici del Fatebenefratelli le hanno subito individuate
e diagnosticate e per quelle hanno tentato di curare Stefano. La Tac
è stata effettuata da mesi e noi continuiamo a spendere centinaia di
euro per ritirare cd che non contengono ciò che serve ai nostri
consulenti. La prima autopsia è stata fatta così bene che si è
dovuto farne una seconda, proprio per consentire gli accertamenti
radiologici. Vorremmo che qualcuno ci spiegasse perchè non riusciamo
ad avere la Tac e le fotografie effettuate in sede di seconda
autopsia». «Abbiamo chiesto ai pm, per i quali continuiamo ad avere
fiducia e rispetto di interrompere le operazioni peritali finchè
non ci verrà consegnata la Tac. È stato asportato un pezzo di
nostro figlio e i nostri consulenti non sono ancora in grado di
stabilire dove prelevare il tessuto per l’esame istologico. Adesso
basta! Chiediamo che si ponga fine a questa situazione che, se non
avesse a che fare con la morte di nostro figlio, definiremmo una
pagliacciata.”
Giovanni e Rita Cucchi