I Sabot sono in due: Hilary alla batteria e Christopher al basso.
Suonano uno stralunato punk-progressive giocato su tempi dispari, riff
sbilenchi, basso graffiante e batteria giocherellona
come un ipotetico
mix di Dysrhythmia, Primus, Minutemen ma che risulta solo "alla
Sabot".
Non siamo dalle parti dei power-duo alla Lightning Bolt, Hella e
altre band nervose e irruenti del genere,
ma come un band jazz-core
virata "riff" tendente a mandarti fuori sincrono al primo momento di
"orecchiabilità". "…lo hanno chiamato hardcore jazz, hard jazz,
bass’n’drums, jazzcore, punk’n’bass, scervellandosi in tutti i modi
per
catalogare un genere musicale che non potrà mai esserlo.
E’
l’esperienza di due giovani californiani che cominciarono più di 20 anni
fa con l’hardcore nelle vene
e l’anarchismo in testa, due grandi
musicisti che con solo basso e batteria richiamano le sinuosità jazz,
la
potenza dell’industriale, gli stacchi del punk, la velocità
dell’hardcore.
Due persone che, lasciata la loro crassa America si sono
da un decennio stabilite nella Rep. Ceca, a Tabor,
dove da anni
lavorano ad un centro (magnifico, in mezzo al bosco) che hanno
ristrutturato
in cui svolgere ogni tipo di attività non convenzionale.
Il progetto C.E.S.T.A. ogni anno svolge un festival tematico dei generi
più diversi, dall’esistenziale al sessuale,
aperto ad ogni forma di
espressione artistica. Per sostenere questo progetto, nonchè per loro
piacere personale,
i Sabot ogni anno svolgono un tour che da sempre si
dipana dall’Est più estremo all’Ovest, dalla Lettonia ai Paesi Baschi,
dall’Austria alla Cina…
Quasi cinque mesi di tour ogni anno, più di
10 cd autoprodotti, un book per festeggiare i 10 anni
con un cd di
cover di brani famosi…", ed ora un nuovo cd e un film documentario sul
loro tour in Cina,
ma soprattutto il loro XX°mo tour. La loro musica si
basa interamente sull’apporto della batteria e del basso effettato:
il
risultato è un genere che si muove con disinvoltura fra il punk, il
grindcore, il funk, il free jazz, rifuggendo ogni tentativo di
classificazione.
Se è possibile fare un paragone, il più immediato è
quello con i Naked City di John Zorn,
che hanno infiammato la scena
newyorkese dei primi anni ‘80.
Tecnica e potenza, tempi dispari,
sincopi e stacchi brutali: la musica dei Sabot è un gioco di incastri
e
costruzioni matematicamente perfette e, allo stesso tempo, un vorticoso
turbine adrenalinico.
STASERA DALLE 22,30 A FORTE PRENESTINO C.S.O.A. ROMA