24/4 LE FONTI DELLA RIBELLIONE

 

sabato 24 aprile 

Csoa forte prenestino e
RAM – Rete Antifascista Metropolitana presentano


LE FONTI DELLA RIBELLIONE


Il popolo NO TAV, l’acqua libera e chi combatte contro le
nocività, per dissetarsi alle sorgenti delle Nuove Resistenze.
dalle 18.00: letture – dialoghi – visioni – suoni
alle 22.30 proiezione del documentario: Il Cartun
d’le Ribelliun
(Italia, 2008, 85′) "Da Venaus a Roma a passo
d’uomo"
alle 24.00 nel pub "12detutto": Francesco De Carlo in ECCESSIVA
LOQUACITA’

Sara’ possibile firmare per il referendum contro la
privatizzazione dell’acqua pubblica

PROGRAMMA

letture – dialoghi – visioni – suoni dalle h18:00

intervengono:
prof. Claudio Cancelli (ex docente Politecnico di Torino)
Luca Ferrero (Movimento NOTAV)
Valentina Cancelli (Assessore alla cultura del comune di
Villar Focchiardo)
Vincenzo Miliucci (Coordinamento anti-nucleare del Lazio)
Marco Filippeti (Rete noturbogas Aprilia)
Coordinamento romano acqua pubblica

alle 22:30 proiezione del documentario:
Il Cartun d’le Ribelliun (Italia, 2008,
85′)
"Da Venaus a Roma a passo d’uomo" di Adonella Marena (sarà
presente l’autrice)

alle 24:00 nel pub "12detutto":
Francesco De Carlo in
Eccessiva loquacità
il lato comico della satira
Un monologo dissacrante e divertente come un dito in un
occhio per chi non vuole ridere a occhi aperti.

A solleticare il palato aperitivo Antifa a cura della RAM


Durante
l’iniziativa sarà possibile firmare per i referendum contro la
privatizzazione dell’acqua.

Con "Le fonti della ribellione" si conclude il primo ciclo
di iniziative organizzate dalla Rete Antifascista Metropolitana
dedicate
alle Nuove Resistenze.

L’incontro di Sabato 24 Aprile al Forte Prenestino è
dedicato al fenomeno dei comitati territoriali che negli ultimi anni
sono fioriti in tutta Italia. Cittadine e cittadini che affrontano con
passione temi vitali legati allo sfruttamento dei territori che si
riflettono inevitabilmente nei sistemi macro-economici e sociali.

Saranno presenti i comitati NO TAV della Valle di Susa, il
cui continuo lavorìo è uno degli esempi più concreti di opposizione
alle logiche di sfruttamento dell’ecosistema a danno della
cittadinanza. Un esperimento di partecipazione dal basso che ha
ispirato molte altre realtà, combinando nel proprio intervento
l’ampissima condivisione dei saperi all’ incisività dell’azione
diretta.
Le loro testimonianze aiuteranno a capire meglio le radici
della ribellione e offriranno una lettura in prima persona degli ultimi
eventi della Valle, regolarmente distorti dai media ufficiali. Ad
arricchire la discussione parteciperanno diverse realtà: i comitati
impegnati nella battaglia per l’acqua pubblica, un movimento
trasversale in crescente ascesa che, al pari di altre realtà,
restituisce dignità al "fare politica"; il coordinamento antinucleare
del Lazio, in prima fila contro l’ipotesi che vede la nostra regione
candidata ad ospitare una delle nuove centrali nucleari; il comitato
contro la turbogas di Aprilia, un movimento che da anni è la voce della
volontà popolare contro una "grande opera" che rischia di devastare
quel territorio.

Il contesto in cui si trovano ad operare questi movimenti è
quello della messa a valore, da parte dei potentati economici, del
territorio come risorsa produttiva da utilizare per generare un
profitto. Le popolazioni locali invece ribadiscono il carattere di
"bene comune" sia del territorio fisicamente intese sia delle mille
relazioni sociali, culturali, produttive che il territorio stesso
esprime e che in quanto tali vanno salveguardate e sviluppate al di
fuori di ogni logica di mercato.
D’altra parte vediamo invece, per giustificare le grandi
opere, il continuo utilizzo del concetto di "emergenza" con cui
giustificare provvedimenti normativi di natura autoritaria che
disegnano sempre nuovi "stati di eccezione" che aprono la strada alla
possibile militarizzazione dei territori, alla criminalizzazione del
dissenso e alla riduzione del conflitto territoriale a problema di
ordine pubblico. Si veda l’intenzione sbandierata dal governo di non
voler tenere conto del parere sia delle
popolazioni, sia degli stessi enti locali, per quanto
riguarda la localizzazione dei nuovi siti nucleari.

Anche questo evento, come i precedenti dello stesso ciclo,
contribuisce al lavoro di tessitura relazionale e politica per dare
rilievo alla “lunga marcia” che le Nuove Resistenze hanno
intrapreso.
Un percorso di riflessione ed analisi per fornire nuove
letture di una “Festa della Liberazione” non limitata alla
commemorazione, ma calata nelle lotte sociali, innervata nel presente.